Economia

Finanziaria. Cosa chiedono le coop. Com’è fertile Fertilità

Il progetto sostenuto da Sviluppo Italia ha creato 1.200 posti di lavoro. Ora serve un investimento non più occasionale. Quanto all’Iva... (di Milena Cannizzaro)

di Redazione

La Finanziaria del 2005 non è importante solo per l?abbassamento o meno delle tasse, gli eventuali pedaggi sul Grande raccordo anulare o l?istituzione dei casinò in ogni regione italiana. Per le cooperative sociali, infatti, intorno a questa legge si stanno discutendo un paio di provvedimenti di grande importanza. Innanzitutto si tratta di ottenere il sostegno a Fertilità, un progetto gestito da Sviluppo Italia dagli effetti decisamente positivi. Si tratta, come ben sanno gli addetti ai lavori, di una linea di finanziamento dedicata alla cooperazione sociale che ha incentivato forme nuove di partenariato tra cooperative sociali del Nord e del Sud, e che in un anno ha creato 162 realtà imprenditoriali in cui lavorano 1.200 persone di cui 650 svantaggiate. Fertilità è stata sinora finanziata con bandi occasionali, ma è invece opportuno dotarla di un supporto regolare e continuato. Il primo passo dovrebbe essere l?istituzione di un fondo da 15 miliardi di euro per il 2005, cui le cooperative sociali potrebbero accedere ?a sportello?, al pari di altri strumenti già consolidati. L?altra azione consiste nello scongiurare l?insorgere di ulteriori problemi finanziari che potrebbero essere davvero gravi per le 7mila cooperative sociali italiane. Si tratta del pagamento dell?Iva da parte degli enti pubblici alle cooperative sociali cui hanno appaltato dei servizi, una vicenda che può apparire tecnica e asettica, ma dal cui esito dipende il futuro di molte imprese sociali. Una cooperativa sociale che fornisce servizi a un ente pubblico ha la possibilità di caricare l?Iva al 4% del corrisposto. Ma, considerandole «onlus di fatto», molte amministrazioni, confortate in ciò anche dall?Agenzia delle Entrate, hanno chiesto alle cooperative di fatturare «in esenzione Iva». Per erogare il servizio ai clienti pubblici, a loro volta le singole cooperative sociali devono però avvalersi di fornitori, che l?Iva la fanno pagare, eccome. Questa situazione determina per le cooperative seri problemi di liquidità, e pertanto Federsolidarietà ha promosso l?approvazione di un emendamento che stabilisca una volta per tutte l?impossibilità per gli enti pubblici, in questi casi, di ricorrere al regime «in esenzione d?Iva» (come peraltro stabilito dall?art. 41 bis introdotto nel dpr 633/72 dalla legge 381/91 e dalla circolare 168 del 1998). Non è solo una questione di soldi: accogliendo la nostra richiesta, infatti, il governo riconoscerebbe in modo inequivocabile la natura imprenditoriale delle cooperative sociali, che troppo spesso vengono viste solo quali associazioni utili fornitrici di servizi a basso prezzo. È solo la richiesta di un?interpretazione autentica a costo nullo, non c?è motivo per non approvarla.

Milena Cannizzaro* *coordinatore di Federsolidarietà-Confcooperative


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